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Antonio Santin – Parole agli esuli

Antonio Santin – Parole agli esuli

Autore: don Ettore Malnati e don Paolo Rakic (a cura di)
Anno di pubblicazione: 2006
Casa editrice: Archivi don Ettore Malnati

Emerge da questa raccolta di omelie agli esuli, che il CDM collabora a pubblicare nel venticinquesimo dalla scomparsa di un “grande” del nostro tempo, la voce vibrante di mons. Antonio Santin. Chi ha avuto modo allora di ascoltare, ricorderà la passione con la quale Egli teneva desto l’animo dei presenti. Chi dell’Arcivescovo ha sentito soltanto parlare, potrà cogliere l’animo coraggioso e paterno di colui che sapeva conservare l’identità e la dignità del popolo disperso. Nelle “giornate dell’esule” che annualmente si susseguivano, mons. Santin portava a conoscenza anche di un’opinione pubblica allora reticente, il dramma dell’esodo “in tutto il mondo di una popolazione divelta dalle sue zolle e dalle sue case”. Era la sofferenza di chi aveva vissuto sulla propria pelle quanto dall’altare andava dicendo: l’aggressione dei titini a Capodistria nel giugno del 1947, quando nel giorno del patrono si recava nella cittadina di S. Nazario per amministrare la cresima, e il dolore di vedersi impedito, da quel momento, ad esercitare il suo ministero per quella parte del popolo di Dio che la Provvidenza aveva affidato alla sua responsabilità e cura. Da questo nasceva la sua profonda solidarietà con le genti istriane disperse, senza con ciò esser mai venuto meno all’attenzione di coloro che erano “i suoi diocesani” triestini, italiani, sloveni, croati che fossero. Il debole come nel caso della persecuzione degli ebrei, era sempre l’oggetto della sua difesa. Sapeva nelle vicende dure della vita infondere speranza, perché la dignità e l’onestà rimanessero le caratteristiche del popolo istriano, fiumano e dalmato. Non fu un vescovo di parte, ma il vescovo di tutti e per tutti. La sua parola, a chi si era rammaricato sulla via dell’esilio, era forza, conforto e motivo per rimanere fedele alla propria identità, alla fede cristiana e al patrimonio di storia e cultura ereditato dai padri. E su questi pilastri, indicava ancora una volta la strada del diritto e della giustizia, per costruire nella verità la “civiltà dell’amore”. Potevamo credere, e abbiamo creduto, alla sua parola, continuiamo a farlo. Renzo Codarin Presidente CDM

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