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April 24th, 2024
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Donatella Schurzel

Schurzel

Sei settimane a Fiume. Un modo diverso di sentirsi a casa

Autore: Rossana Turcinovich Giuricin

Dal mondo della scuola, negli ultimi anni, giungono segnali forti sulla strada della ricomposizione di un popolo sparso attraverso diverse iniziative, grandi e piccole ma della medesima rilevanza. A partire dagli scambi culturali legati al Giorno del Ricordo nelle terre dell’Adriatico Orientale, protagonisti gli studenti, che prendono spunto da progetti a livello comunale (vedi Roma), o regionale (vedi Liguria), ed altri ancora; agli incontri del Tavolo governativo sulle scuole e conseguenti seminari MIUR giunti quest’anno alla quarta edizione. A tutto ciò si aggiungono proposte di singoli Comitati, vedi l’incontro Roma-Rovigno dell’ANVGD Comitato Provinciale di Roma in collaborazione con le istituzioni di entrambe le città e, ultimo in ordine di tempo, la presenza diretta in una scuola del gruppo nazionale italiano di un docente proveniente dall’Italia. Una premessa per raccontare la singolare esperienza di Donatella Schurzel che sta trascorrendo gli ultimi giorni delle sei settimane a lei concesse, per conoscere dal di dentro la realtà di una scuola del territorio, ovvero quella del Liceo Italiano di Fiume. Da cosa nasce questa iniziativa e con quali finalità ce lo racconta in questa intervista. “Rispondo subito a come nasce partendo dalla sua definizione tecnica, si tratta del cosiddetto job shadowing (formazione in servizio) che nell’ambito delle attività europee Comenius, consente ai docenti di offrire alla scuola presso cui sono ospitati, la propria esperienza acquisita nel corso degli anni, sia dal punto di vista della metodologia didattica, della valutazione, del rapporto con l’esterno per un confronto tra le istituzioni scolastiche in ambito europeo. Si tratta chiaramente di una reciprocità, nel dare e ricevere. Partendo da queste premesse, ho presentato un mio progetto all’Agenzia Nazionale ed è stato accettato portandomi a Fiume”. Questa la spiegazione tecnica, il tutto però nasce da una sua precisa necessità? “Le mie origini sono in questa terra alla quale mi legano anche le amicizie nate in lunghi anni di esplorazione e collaborazione. C’era il bisogno di dare un senso all’attività che stiamo portando avanti parallelamente da tanto tempo e che ci spinge ad immaginare punti di contatto. Sono nata al Quartiere Giuliano Dalmata di Roma, figlia di genitori di Rovigno e Pola che mi hanno fatta sempre sentire parte di questo spazio adriatico. Il mio bisogno di sentirmi a casa in questa terra è presente da sempre, cresciuto anche attraverso le mie esperienze in campo associativo ma soprattutto nei contatti umani”. Perché è così importante creare una rete di contatti tra questi mondi che la storia ha lacerato e diviso? “Perché sono un unico mondo, caratterizzato dalle medesime dinamiche, da percorsi molto simili che ci fanno sentire parte di un'unica identità a qualunque latitudine la storia ci abbia portati. Mi succede spesso incontrando persone provenienti o nate in questi territori, di trovare un’immediata intesa, di scoprire nei nostri ragionamenti i medesimi percorsi di maturazione, i sentimenti nei confronti di ciò che è stato ma anche di ciò che vorremmo. Ognuno di noi, per il ruolo che ricopre in ambito associativo o professionale, può dare un contributo. Lo credo fermamente, l’ho immaginato per tanto tempo ed ora sono qui per realizzare un sogno, insegnare in una scuola che sarebbe potuta essere la mia e che può diventarlo attraverso altre esperienze di questo genere”. Che cosa è successo in queste settimane al Liceo di Fiume, ovvero la SMSI, così come si chiama oggi ufficialmente la scuola superiore italiana della città quarnerina? “Il mio progetto consiste sia nella compresenza in classe con l’insegnante, sia in lezioni autonome perlopiù sulla letteratura, che è il mio campo specifico, sia seguendo il programma ministeriale locale sia con salotti letterari sulla letteratura di frontiera che è uno dei temi che mi ha maggiormente impegnata in questi anni. Per esempio, una delle ultime lezioni verteva sul Romanticismo e i paralleli movimenti Risorgimentali con approfondimenti sulla partecipazione del mondo istro-quarnerino a questo processo”. Quale la reazione dei docenti e dei ragazzi? “Con i colleghi sono riuscita ad instaurare una grande collaborazione, grazie alla loro totale disponibilità, all’entusiasmo di tutti, anche per la convinzione della Preside che tutto ciò faccia parte di una strategia più ampia che porti all’ulteriore sviluppo della sua scuola, che in questo senso, può diventare un laboratorio per tutti. Con i ragazzi il rapporto è stato piacevole e stimolante: ho seguito i diversi profili dal classico al professionale e di diverse fasce d’età. Incuriositi all’inizio, ho capito che avevano particolari aspettative e questo mi ha gratificata e spinta a dare il meglio a mia volta. Ci sono state domande, richieste, coinvolgimento, insomma li ho sentiti vicini, partecipi, è stato bellissimo parlare di Dante, Manzoni, ma anche di Svevo e Saba, fino a Madieri e Magris…una grande soddisfazione”. Quello delle nostre scuole è un mondo variegato, i ragazzi provengono da famiglie di diversa composizione, per Lei un’esperienza nuova. Come la giudica? “Non è un mondo sconosciuto, sia per la mie origini che per i quindici anni di esperienza negli scambi avviati con le nostre associazioni, in particolare con ANVGD Comitato di Roma, e soprattutto con la Società di Studi Fiumani di Roma e le locali CI. Proprio le diverse provenienze degli studenti facevano parte della sfida che mi sono posta, di scoprire ulteriormente questa realtà dove spesso gli italiani rappresentano davvero una minoranza ma con una consapevolezza forte della propria dimensione. I ragazzi si rendono conto di far parte di una realtà che è stata predominante nel corso della storia, e sia nella letteratura che nel laboratorio linguistico possono trovare conferma di queste considerazioni. I ragazzi si rendono conto altresì che le situazioni hanno avuto un’evoluzione. Ma cosa sono oggi? E noi? Ecco, rispondere a questa domanda è un po’ lo scopo del percorso che possiamo fare insieme”. Tra pochi giorni questa esperienza volgerà al termine. Quale futuro? “Le cose da fare sono tantissime e mi piacerebbe continuare anche applicando quella reciprocità che fa parte del mio progetto in modo da dare l’opportunità ad un collega della scuola di Fiume di fare la medesima esperienza in una scuola di Roma. Per i ragazzi è uno stimolo a concepire l’entrata nell’Unione Europea della Croazia come un’opportunità di nuovi collegamenti e conoscenze diventando portatori e soggetti di una centralità europea che è nel DNA storico e culturale di queste terre. Per quanto mi riguarda questa permanenza mi ha permesso di approfondire ulteriormente i miei rapporti ancestrali con questa terra e di pensare a future fusioni in campo culturale con le comunità per intensificare questo rapporto che vorrei diventasse una strada a doppia percorrenza. Nel mio futuro un andare e venire che riflette il mio modo di essere e di sentire”. Donatella Schurzel, si prepara a rientrare a Roma. Sarà un lungo viaggio durante il quale – confida – passare in rassegna tutto ciò che è riuscita a dare e prendere in queste sei settimane. Porta con sé la soddisfazione di essersi sentita a casa, anche grazie al sostegno di tante persone, oltre alla Preside ed ai colleghi anche della segreteria e di tanta gente di Fiume pronta ad accoglierla, e, non utlima della sua scuola di Pomezia che le ha permesso di affrontare questa esperienza.