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Ignazio Giorgi

Ignazio Giorgi

Professione: Gesuita controverso, poeta
Luogo: Dalmazia
Autore: f.s. Dalmazia

Ignazio Giorgi ( Ragusa, 13 febbraio 1675 - Meleda, 21 o 22 gennaio 1737)Nato a Ragusa il 13 febbraio 1675, discendente di una famiglia di ricchi e nobili ragusei, trascorse la vita in modo sfrenato e spesso spudorato. Dopo aver concluso l'educazione dai Gesuiti a Ragusa, nel 1693 entrò nel Maggior Consiglio e svolse alcune funzioni riservate ai giovani nobili. Per le sue avventure amorose perse il titolo di cavaliere di Sipan, dove venne denigrato per l’eccesso di lascivia, e per carenze nello svolgimento della sua funzione di tutore del monopolio del grano. Dopo questi inconvenienti (si parlò anche di una relazione indecente), Giorgi si trasferì a Roma all’età di 23 anni, ed entrò nell'ordine dei Gesuiti. Qui portò a termine il noviziato biennale e il triennale corso di filosofia, il che lo abilitò all’insegnamento all’interno dell’Ordine a Loreto e a Prato. Ritornò a Ragusa nel 1705, come prete erudito con notevoli competenze linguistiche in latino, greco e in alcune lingue moderne. Nel 1707 lasciò l’ordine dei Gesuiti per ricongiungersi ai Benedettini, prendendo il nome di Ordine Ignazio. Dal 1713 al 1723 si dedicò alle scritture. In quel tempo tessè rapporti di intensa simpatia con l’Accademia dei Pigroni. Soggiornò nel monastero di San Giacomo vicino a Ragusa, ma dopo una lite con il Senato della Repubblica, venne esiliato in Italia per due anni. Al ritorno nel suo monastero ne diventò abate, si trasferì per un breve periodo sull’isola di Meleda, e tornò nel monastero di San Giacomo, dove morì il 21 o 22 gennaio 1737, e lì fu sepolto. Fu poeta trilingue, scrisse trattati storico-biografici, poesia satirica e religiosa, polemiche che rivelano una spiccata dote per lo spirito pungente e lo collocano nel filone nato dalla tradizione della poesia comica umanistica. Giorgi, le cui opere si pongono ai vertici della tradizione letteraria barocca a Ragusa, appare un’esponente della contraddizione spirituale tardoumanistica e della fase ultima di una letteratura dalmatica nata dalla viva e tenace fedeltà alle tradizioni italiche, il che si riconosce anche nella sua poesia in slavo.Produzione letterariaNella sua produzione letteraria Giorgi viene spesso rivelato uno spirito mordace e satirico, presentandosi come epigono degli umanisti attirati dalla tradizione partita dal Magnifico, proclamata nei celebri versi della Nencia: in modo particolare nelle sue scherzose rime del poema satirico scritto in Meleda nel 1724, Lagrime di Marunko, e nelle poesie raccolte in Poesie amorose e Poetici lusus varii che lo denotano inoltre buon conoscitore della poesia latina. Cantò dei sentimenti profondi, che non poterono essere domati nemmeno dalla rigidità ecclesiastica: il suo capolavoro, I sospiri di Maddalena penitente, ritoccato nell’arco di 20 anni, e apparso a Venezia nel 1728, nonostante il soggetto religioso, rivela suo piccante carattere erotico. Oltre alla letteratura fu dedito alla storia dell’Illiria, Antiquitates Illyricae, che doveva essere seguita dalla storia ecclesiastica, Illyricum sacrum, non portata mai al termine. La parte più importante delle sue ricerche storiografiche sono appunti su 60 scrittori ragusei, in tre fonti – nella lettera in italiano, nella raccolta manoscritta Vitae et carmina nonnulorum illustrium civium Rhacusinorum, e nella dedica a Marino Slattari nella edizione del Salterio.   Lagrime di Marunko Nella cornice degli ambienti locali e della parlata autentica si svolge la storia dell’aspirante beffeggiato, Marunko, che invano sospira le bellezze della “verginella” irraggiungibile Paviza. I giovani contadini si vantano a vicenda delle loro nobili discendenze e ricche proprietà.