Centro di Documentazione Multimediale della Cultura Giuliana Istriana Fiumana Dalmata
October 4th, 2024
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Inizio Seminario

Seminario MIUR: interventi d’alto livello alla prima giornata

Quando usciranno gli atti del Seminario del MIUR e Associazioni degli Esuli (quarta edizione) che si sta svolgendo in questi giorni a Trieste, verrà riprodotto un percorso storico sulle terre al confine d’Italia non solo ad uso dei docenti ed a beneficio delle scuole ma si avranno un insieme di riflessioni colte su una vicenda che ha bisogno di equilibrio ed equidistanza per essere spiegata e capita, quindi un libro rivolto a tutti.Già nella mattinata di ieri, i contributi si sono rivelati di estrema qualità, chiaramente diretti a quasi duecento operatori scolastici giunti da tutta Italia, gran parte dei quali si affacciano per la prima volta allo studio di una materia complessa ma non fine a se stessa. Ciò che è emerso dal dibattito è proprio questo messaggio di valore universale che irradia dallo studio di una realtà come quella giuliano-dalmata.Perché? L’hanno spiegato molto bene Lucio Toth che, a nome di tutte le associazioni degli Esuli, ha fornito una traccia per conoscere aspetti dell’associazionismo giuliano-dalmato che sottolineano il contributo di un popolo sparso al mantenimento di una realtà storico-sociale che fa parte del panorama culturale e politico della nazione. Ha iniziato citando Stuparich. Ha detto poi dellosradicamento che porta alla necessità di riconoscersi non più nel territorio ma in un bene che anche l’esule si porta appresso, il dialetto. Importante per Toth, la capacità di guardare avanti costruendo una casa con la conoscenza e la coscienza delle fondamenta. Ai docenti un invito a leggere la storia nell’arte, l’architettura, gli usi e costumi delle città giuliano-dalmate che tanto raccontano della storia e delle sue genti.O Gianni Stelli, che riporta a galla un altro nome fondamentale per capire il confine orientale, Slataper e la sua descrizione del Carso. Ma anche di Michelstaedter e sul suo concetto di identità bene espresso anche in una poesia. Qualcosa di autopercepito ma non in libertà perché il concetto di patria e nazione impongono dei percorsi obbligati. Cita alcuni esempi di interpretazione del concetto di appartenenza, di tentativi di spiegare la legittimità di una presenza etnica sul territorio attraverso un processo di negazione dell’altro. Tutti fenomeni di cui queste terre sono state testimoni. Si è soffermato ampiamente sulla definizione di ciò che il nazionalismo ha significato per una terra plurale nel momento in cui inventa una certa nazione per affermare se stesso. Nascono le grandi contraddizioni che abbiamo vissuto sulla nostra pelle, noi gente di confine, hanno travolto le genti nel Novecento. Un’analisi a tutto tondo, chiara, illuminante che termina con un applauso prolungato di tutta la sala.La storia, da sola, non basta a comprendere ciò che è accaduto in queste terre. La geografia per tanto è un altro strumento fondamentale per capirne i contorni. Ne ha parlato nel suo intervento Giorgio Federico Siboni in un percorso anche per immagini in cui la cartografia diventa documento fondamentale nello spostamento delle linee di confine che riassumono concetti storico-politici, sociali e culturali di grande spessore. Necessario anche un filo logico nel raccontare l’evoluzione storica di un territorio. L’ha fatto nel suo intervento Bruno Crevato Selvaggi, con un power point (anche a disposizione delle scuole, su richiesta) che ben riassume una cronologia chiara, esplicativa. A partire dalla via dell’ambra e del ferro che pongono l’Istria al centro di uno snodo di commerci che le farà guadagnare una posizione geostrategica mai venuta meno. Roma, Venezia, Napoleone, l’Austria e poi questo tormentato Novecento la cui sofferenza ancora perseguita chi l’ha vissuta o l’ha sentita raccontare dai protagonisti.La mattina si è chiusa con l’intervento di Raoul Pupo sulla Storia di frontiera il cui approccio sta cambiando velocemente, dal particolare al generale e viceversa. Non più come esempio locale ma posta all’interno di un progetto più grande che comprende Paesi europei ed extraeuropei ad intendere la matrice politica ed ideologica di posizioni riproposte nel tempo ed in luoghi diversi. Fondamentale capire il rapporto della Jugoslavia e dell’Italia con le dinamiche di sviluppo del Partito Comunista. Stalin non aveva previsto una Rivoluzione in Italia, cosa che invece era avvenuta abbondantemente in Jugoslavia legando la rivendicazione sociale a quella nazionale. Si crea immediatamente un divario che porterà in Istria ad un diverso atteggiamento nei confronti dei destini di una terra e della sua popolazione. Una contrapposizione che creerà posizioni diverse tra le masse di lavoratori a Trieste e Monfalcone, in antitesi con Rovigno e Pola. Capire queste differenze, significa riuscire a spiegare la genesi dell’esodo. Sono solo alcuni spunti, penalizzanti dell’ampiezza delle esposizioni, della ricchezza di un dibattito che ha tenuti incollato nella sala dell’Auditorium Revoltella, un pubblico partecipe e convinto.Un successo per certi versi annunciato, nelle dichiarazioni dei rappresentanti del MIUR, dell’Ufficio scolastico, della Provincia e del Comune di Trieste che nel porgere i saluti, all’apertura dei lavori, avevano sottolineato ed anticipato le finalità dell’incontro che ha impegnato tantissimi operatori per tanto tempo nella definizione dei campi d’intervento, delle tesi su ciò di cui i docenti hanno bisogno per poter dialogare, a loro volta, con gli studenti. Sono intervenuti: Daniela Beltrame, Carmela Palumbo, Adele Pino ed Enrico Conte.Il Seminario è continuato nel pomeriggio, dopo la visita al Campo di Padriciano e si concluderà questo pomeriggio dopo i laboratori ed il dibattito finale. Proseguirà sabato con i laboratori e le valutazioni finali.Rosanna Turcinovich Giuricin

L’Osservatore Adriatico