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Esuli Pensieri Luigi Fiorin

Frontiere e annessioni, traumi del ‘900

Mano a mano che una discussione si allunga, la probabilità di un paragone con i nazisti o con Hitler si avvicina alla certezza assoluta. Enunciata nel 1990 dall’avvocato americano Mike Godwin (fonte Wikipedia), questa legge che porta il suo nome sostiene che in ogni contrasto di opinioni, soprattutto sul web, prima o poi ci sarà qualcuno che paragonerà al Führer un interlocutore con il quale è in disaccordo. A quel punto la discussione finisce, perché il riferimento al male assoluto è sproporzionato e non lascia spazio ad altri argomenti. Ma non è sempre vero: come ha fatto notare lo scrittore moscovita Leonid Bershidsky su Bloomberg View, in questo marzo 2014 paragonare Vladimir Putin ad Adolf Hitler non è purtroppo del tutto un’eresia. L’annessione della Crimea, con tanto di plebiscito all’ombra delle baionette straniere, riporta irresistibilmente alla memoria quella dell’Austria da parte della Germania nel marzo di 76 anni fa, nel 1938. Anche allora ci fu un popolo (o almeno una parte di esso) che in nome di legami di lingua e di sangue chiamò in aiuto i soldati di un potente vicino.

Le foto dell’epoca rimandano immagini di folle entusiaste, di soldati tedeschi che passano tra ali di uomini e donne con il braccio irrigidito nel saluto nazista, di bandierine con la croce uncinata sventolate da bambini e ragazzi. Insomma, una gran massa di popolazione austriaca era contenta, come adesso sono felici dell’annessione a Mosca gli abitanti della Crimea di origine russa. Tuttavia la volontà della maggioranza non è in sé e per sé fonte assoluta di legittimazione. Nel 1938 il cancelliere austriaco Kurt Schuschnigg aveva deciso di indire un referendum sull’unificazione con la Germania. Ma prima del voto, l’11 marzo ci fu un colpo di stato dei nazisti locali (che, viene da pensare, non erano sicuri di essere in maggioranza) e fu la fine dell’indipendenza austriaca. Poi si tenne il solito plebiscito, con il 99,7% dei votanti favorevoli all’annessione (in Crimea i sì sono stati il 96,6%). Il trattato di Versailles, che siglò la pace tra le potenze dell’Intesa e la sconfitta Germania nel 1919, proibiva esplicitamente la fusione tra le due nazioni di lingua tedesca. Ma un’Europa stanca e intimorita, alle prese con gli strascichi della crisi economica innescata dalla depressione americana iniziata nel 1929, scelse di non reagire.

Così la Germania, impunita, sempre in base al principio di nazionalità, nell’ottobre 1938 si impadronì dei Sudeti, la regione di lingua tedesca ai confini occidentali della Cecoslovacchia, rendendo di colpo inutili le robuste fortificazioni di frontiera ceche. Poi anche la finzione dei fratelli lontani da riportare nella casa comune finì e il 15 marzo del 1939 la Cecoslovacchia, ormai disarmata, venne invasa e smembrata, con il protettorato di Boemia e Moravia incorporato nel Reich e la Slovacchia affidata al governo fantoccio di Monsignor Tiso. E infine, in settembre, fu la volta di Danzica, il porto tedesco sul Baltico diventato polacco dopo la Prima Guerra Mondiale. E scoppiò la Seconda Guerra Mondiale. D’altronde non è raro che le annessioni siano la prima tappa di una strada che porta alla guerra. Magari non subito: nel 1908, quando l’Austria-Ungheria si impadronì nei Balcani della Bosnia-Erzegovina, l’Europa si inchinò al fatto compiuto. Ma la Serbia continuò a fomentare i nazionalisti bosniaci dalle cui fila venne quel Gavrilo Princip che a Sarajevo, il 28 giugno 1914, uccise l’erede al trono austriaco Francesco Ferdinando e sua moglie Sofia.

E fu il pretesto per lo scoppio della Grande Guerra. Se invece le guerre sono appena finite, le annessioni dei territori di confine a danno degli sconfitti provocano incredibili sofferenze: nel 1945 il passaggio della Prussia Orientale e della Bessarabia e Bucovina all’Unione Sovietica, dei territori tedeschi a est della linea Oder-Neisse alla Polonia e dell’Istria e della Dalmazia alla Jugoslavia furono enormi tragedie, con stragi e migrazioni forzate di milioni di persone. Perfino se le annessioni sono pacifiche, possono creare problemi. Quando la Germania Federale si prese la ex Ddr, nonostante la generosità con cui venne condotta l’operazione, si tirò in casa disoccupazione e sradicamento. E oggi non è un caso se razzismo e neonazismo trovano terreno fertile nei Länder orientali (a suo tempo annessi all?Urss e poi satelliti di Mosca), i cui abitanti non sono passati attraverso il doloroso processo di accettazione delle colpe del nazismo.

Territori e conquiste

Austria Nel marzo 1938 con l’Anschluss l’Austria viene annessa al Terzo Reich per creare la Grande Germania. Sudeti Nel settembre 1938, con la Conferenza di Monaco, la Germania di Hitler annette i territori germanofoni della Cecoslovacchia. Danzica Libera Città dal giugno 1919 (trattato di Versailles) è occupata dal Terzo Reich nel 1939. Nel 1950 la Germania Est la cede alla Polonia. Bosnia-Erzegovina Nell’aprile 1941 nasce lo Stato indipendente di Croazia del filonazista Ante Pavelic che ingloba la Bosnia-Erzegovina. Ex Reich tedesco La Prussia Orientale nel 1945 fu smembrata tra Polonia, Urss e Lituania. Altre regioni come Slesia e Pomerania andarono a Varsavia. Istria e Dalmazia Il 10 febbraio 1947 con il Trattato di Parigi l’Istria e la Dalmazia, già in mano all’esercito di Tito, passano dall’Italia alla Jugoslavia.

Paolo Rastelli, «Corriere della Sera», 19/03/14

L’Osservatore Adriatico