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April 24th, 2024
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Il Flaiano in piazza Festeggia la cultura

Fenomeni del nostro tempo: Perché ci credono da quarant’anni

L’Italia alla ricerca della speranza, mette in campo i rappresentanti della cultura. Sul red carpet dei Premi Ennio Flaiano alla letteratura, il cinema, il teatro e la scienza, andati in scena sotto le stelle in una piazza di Pescara il 14 luglio, hanno sfilato giovani promesse e divi, professori universitari abituati all’invisibilita’ mediatica, accanto a chi di immagine vive, crea e produce. La quarantesima edizione – condotta con professionalità e simpatia da Arianna Ciampoli, pescarese e Dario Vergassola – si è chiusa con le parole di un famoso archeologo, Alberto Settis, che ha voluto ricordare il potere della cultura nel cambiare il mondo. Il fatto di chiamare sul medesimo palcoscenico genti provenienti da varie parti del pianeta per una festa della creatività e dell’ingegno, del sapere e della fantasia, di qua e di la del Mediterraneo, di qua e di la dell’Oceano, significa aver costruito una rete d’intenti che forse non è ancora pienamente cosciente delle proprie potenzialità ma che comunque esiste.
Il tutto con un grande protagonista, il pubblico. Migliaia di persone incollate davanti ad una sfilata di gente che c’è l’ha fatta non per la propria arroganza e la benedizione del Dio denaro ma perché ha qualcosa dentro, una passione che li muove e li spinge. Probabilmente con tanto sacrificio, ma le conquiste facili spesso lasciano il tempo che trovano, la solidità e’ qualcos’altro, un principio che avrebbe bisogno di essere ribadito con maggiore forza. Lo ritroviamo nel successo di personaggi saliti sul palcoscenico del Premio Flaiano, come Giuseppe Tornatore, o Carlo Verdone, Valeria Golino e tutti gli altri, senza nessuno escluso, perché il successo vero costa fatica. Ne sa qualcosa il patron del premio, Edoardo Tiboni che dall’alto dei suoi novant’anni continua a credere nella forza della cultura che va promossa e premiata.
Ci vuole amore e poesia, avverte il poeta libanese Adonis che parla della crisi in Israele ed in Siria, della religione e la tradizione portando dal suo esilio parigino, una testimonianza di impegno per la pace e la comprensione. Potrebbe sembrare retorica ed in effetti lo è ma ben venga questa retorica se riesce a strappare lunghi applausi di gente che ha bisogno di credere in nuove mete, in una nuova etica. È se questa si rivelasse essere la poesia, in tutti i suoi aspetti e sfumature, ben venga.
Ed ecco l’elenco dei riconoscimenti: il Premio Internazionale Flaiano per la Cultura è stato assegnato a Salvatore Settis. Il Premio speciale Flaiano per la poesia e la letteratura è andato al poeta siriano Adonis. Per la narrativa il vincitore è il giovane Marco Balzano con “Pronti a tutte le partenze” (Sellerio): la parabola di un precario della scuola costretto a far fronte a un presente che continua a dilazionarsi, ad essere sempre differito. C’è sempre una partenza da affrontare, uno sdradicamento nuovo che è ormai la condizione coscenziale di un’intera generazione. In questo itinerario Marco Balzano traccia un percorso narrativo fatto di discese e risalite, sempre trovando il modo di tenere il lettore appeso al filo della narrazione.
Per la Cultura Italiana nel Mondo premiati gli italianisti Konrad Eisenbichler, canadese nato a Lussinpiccolo, per il suo libro sulle poetesse senesi. “L’esempio – spiega – della poesia che si coniuga con l’impegno politico. E’ affascinante questo percorso delle donne senesi del sediceimo secolo che impugnano le parole come un pugnale e si spendono per la causa della loro città”. Al che segue il commento di Vergassola “ecco, e me lo devono venire a dire dal Canada, quanto poco sappiamo delle nostre ricchezze ma è bello essere visti dagli altri”. È ancora per l’italianistica e’ stato premiato Joseph Farrell, scozzese con uno scritto sulla Sicilia e Augustin Thompson, domenicano statunitense con un libro su San Francesco. Sempre per l’italianistica un premio speciale è stato assegnato al polacco Jaroslaw Mikolajewski per il saggio “Rzymska Komedia”. “Che non verrà tradotto in italiano – avverte – troppe pagine!”

Per il cinema sono stati premiati Giuseppe Tornatore e Carlo Verdone per il complesso dell’opera, Jerzy Stuhr per la carriera, Valeria Golino per la regia di “Miele”, l’attrice pescarese Giulia Rubini per la carriera e l’esordiente pescarese Sara Serraiocco per la sua interpretazione in “Salvo”, Cristiana Capotondi quale protagonista di “Amiche da morire”, Massimo Andrei Premio del Pubblico Concorso Italiano per “Benur. Un gladiatore in affitto” e Luigi Lo Cascio premio della Giuria tecnica Concorso Italaino per “La città ideale”. Sempre per il cinema riconoscimenti speciali a Luca Verdone che con il fratello Carlo ha realizzato uno splendido omaggio ad Alberto Sordi dal titolo “Alberto il grande” e ad Antonello Sarno per il documentario “Ciao, Alberto!.

Per la televisione: per la conduzione, Tatti Sanguineti per il programma culturale, l’attrice e conduttrice Vanessa Incontrada che strappa applausi ammettendo “posso fare il mio lavoro perché mio figlio me lo permette”, Alberto Angela accolto da un’ovazione , l’attore Fabrizio Bentivoglio per “Benvenuti a tavola”, Dario Ballantini per il programma radio “Ottovolante”. A Enrico Brignano il Pegaso speciale quale personaggio dell’anno e Giuseppe Fiorello Pegaso speciale per “Volare” che ha voluto dedicare alla vedova del cantante che gli ha dato la giacca di Domenico perché si calasse ancor meglio nel ruolo da sostenere. Infine per il teatro il Pegaso d’oro e’ andato a Luca Ronconi per la carriera, il regista Mario Martone per “La serata a Colono”, gli interpreti Roberto Sturno per “Serata Beckett” e l’abruzzese Federica Di Martino per “Kramer contro Kramer.” Giampiero Ingrassia e’ stato premiato per il musical “Frankenstein Junior”.
E poi, un riconoscimento all’astronauta Roberto Vittori, quale personalità italiana che onora il Paese nel mondo e al geologo abruzzese Piero D’Incecco per aver intitolato insieme al suo gruppo di lavoro al DLR di Berlino un cratere di Mercurio ad Ennio Flaiano.
Le giurie erano presiedute, per la letteratura da Dacia Maraini, per il cinema da Giuliano Montaldo, per la televisione da Ugo Gregoretti e per il teatro da Masolino D’Amico.
E c’erano tutti, nessuno escluso, stati attorno ad un’idea, quella di un’altra Italia, lontana dalle beghe della politica, senza nessun intervento ufficiale, senza nessun saluto di rito a ministri e amministratori. Una festa.

Rosanna Turcinovich Giuricin

L’Osservatore Adriatico