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April 19th, 2024
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Congresso a Waterloo: il mondo che insegna l’italiano

Gabriele Niccoli

Ne parla il Vice Console onorario Gabriele Niccoli

Autore: Rosanna Turcinovich Giuricin

Testa di ponte di un’italianità colta, dedita allo studio ed alla ricerca, commisurata ai modelli universitari ma anche carica di curiosità ed entusiasmi di giovani laureati e dottorandi ed il forte supporto dei docenti affermati, la Conferenza annuale della Società Canadese per gli studi di Italianistica (Canadian Society for Italian Studies-CSIS) espande un’immagine di freschezza ad alti livelli. Rappresenta, da sempre, un appuntamento importante, una verifica dei livelli raggiunti in tutti i settori riguardanti lo studio della lingua e della cultura italiana da parte di esperti e docenti provenienti, non solo da università del Canada ma anche del Nord America, Australia ed Europa. La conferenza si è tenuta nei giorni scorsi a Waterloo nell’ambito del Congresso annuale della Federazione canadese per le discipline umanistiche e scienze sociali, il più grande raduno multidisciplinare accademico in Canada. La conferenza annuale della CSIS, presieduta dal prof. Konrad Eisenbichler (nato a Lussinpiccolo, in Canada dal 1961) è stata realizzata quest’anno in collaborazione con l’Ambasciata italiana e in particolare con il Vice Console  onorario italiano a Waterloo, Gabriele Niccoli (di origini calabresi), docente presso l’Università di S. Jerome, una delle tante di uno sterminato territorio di campus e sedi universitarie di diversa costituzione religiosa ed impostazione che ne caratterizzano fortemente la realtà. In effetti l’università si estende su tre comuni ormai compatti di Waterloo, Kitchener e Cambridge, abitati in gran parte da una popolazione di origini tedesche ma con la presenza, tra le altre, anche di una comunità italiana. “Si tratta di calabresi, toscani, veneti e friulani – racconta il Vice Console Niccoli – quasi 3.000 persone fortemente legate ad un’identità comunitaria che si esprime, oltre che nella lingua e cultura, anche nel mantenimento di tradizioni e caratteristiche regionali. Un mondo vivace. Sono essenzialmente tre gli elementi che lo contraddistinguono: il legame con i riti religiosi e la religiosità stessa, la famiglia, le dinamiche del villaggio d’appartenenza espresso altrove”. Di che immigrazione si tratta? “Perloppiù del dopoguerra, ampliata alle seconde generazioni nate in loco ed ora formata anche dalle terze, i nipoti”. Le tradizioni sono quelle delle generazioni anziane, come mantenerle e come tramandarle? “Attraverso l’associazionismo che stimola l’incontro”. Con quali problemi? “La difficoltà di invogliare i giovani a partecipare. Con l’Istituto Italiano di Cultura abbiamo creato iniziative come il Maggio artistico per stimolare la creatività in tutti i campi, si svolge da 17 anni nel corso di una settimana fitta di appuntamenti. Le terze generazioni però fanno parte di una realtà anglofona che esercita una forte attrazione e della quale si sentono, legittimamente, parte integrante”. In che modo influiscono su tutto ciò i messaggi che arrivano dall’Italia Paese? “Le eccellenze rappresentano sempre un riferimento importante ma spesso l’approccio immediato è con una televisione che non veicola tale aspetto, preferendo tematiche popolari di bassa levatura che i giovani rifiutano, spesso distorte, basate su stereotipi inaccettabili. Ecco che diventa difficile per noi mantenere un profilo alto se non attraverso iniziative culturali qualificanti ed il lavoro universitario”. Molte comunità in Canada sviluppano scuole di ogni ordine e grado nella propria lingua per non perdere il contatto con la cultura ed i giovani…un modello proponibile anche per la comunità italiana? “Non so se sia un modello proponibile, forse è stato accumulato troppo ritardo. D’altronde comprensibile: la preoccupazione principale dei nostri immigranti nei primi anni, o decenni, era quella dell’integrazione anche attraverso l’uso quotidiano dell’inglese (o del francese). Di conseguenza l’italiano è diventato d’uso strettamente familiare o della comunità, con le conseguenze del caso. Rimane forte, anche nei giovani, il legame con la tradizione. Spesso, anche senza conoscere la lingua italiana, si dichiarano italiani e questo è un segno forte di un’identità che resiste al di là dell’aspetto linguistico. Sono forme ibride che corrispondono alle nuove condizioni di un mondo in evoluzione che crea nuovi modelli, nuove situazioni e anche nuove risposte. Forse il tempo riuscirà a stupirci”. L’ambasciata italiana, che ha supportato il Congresso, ha voluto insistere anche sulla presenza di un gruppo di giovani scienziati italiani che operano in Canada. Quale il loro ruolo? “Rappresentano quell’eccellenza che contribuisce all’immagine dell’Italia nel mondo, per noi molto importante. Si tratta di giovani impegnati in studi di nicchia, nanotecnologie, matematica quantistica ed altro, provenienti da ogni parte d’Italia inclusi in progetti importanti. Sono duecento in tutto il Canada, inseriti nell’associazione che li rappresenta”. Anche al Congresso il loro contributo è stato notevole… “Abbiamo voluto coinvolgerli in un dibattito molto interessante riguardante il rapporto tra materie scientifiche e materie umanistiche. Per scoprire insieme che si tratta di una divisione recente, legata alla rivoluzione industriale, nei secoli precedenti gli scienziati erano contemporaneamente letterati e poeti. E non aiuta a riportare in auge queste figure complete, l’estrema specializzazione necessaria oggi. Nonostante ciò, molti degli scienziati presenti al dibattito hanno raccontato di provenire da Licei classici italiani. A testimoniare che gli studi umanistici contribuiscono a quell’apertura mentale che permette di cimentarsi in ogni campo. Le traduzioni dal greco e dal latino, creano le basi e dettano le regole di un approccio concreto e disciplinato anche in campo scientifico. Il ritorno quindi a personalità a tutto tondo, ma non soltanto. In uno degli interventi, una bellissima analisi delle poesie del Pascoli che suggeriscono un legame stretto e la perfetta conoscenza di fenomeni fisici, astronomici e scientifici generali che permettono all’autore pensieri profondi sulla natura e l’uomo. Molto utile come esempio per motivare i ragazzi nello studio”. Un Congresso di successo anche per le relazioni molto interessanti e piene di novità, specchio di una ricerca viva e vivace. Ne è soddisfatto? “Molto, soprattutto per la partecipazione di tanti giovani colleghi, preparati e precisi. Si evince una stretta collaborazione con i loro docenti ma anche un approccio sempre nuovo e personale agli argomenti. L’Italia con i suoi autori, la sua storia, la letteratura e la poesia, l’architettura e la storia, sono un bacino infinito di curiosità e campi da esplorare. Un riferimento forte che ci rende orgogliosi”. Molto gradito anche l’incontro con lo scrittore Nino Ricci… “Un italiano, la sua famiglia è di origini molisane. La Vita dei santi, del 1990, è stato il suo primo libro di quella che diventerà una trilogia. Best-seller e vincitore del Governor General's Award, dal romanzo è stato tratto anche un film per la televisione, dal titolo La terra del ritorno, diretto da Jerry Ciccoritty. Apprezzate le sue considerazioni sull’appartenenza, tema di grande attualità in un mondo di contatti e contaminazioni che ci pone di fronte alla domanda su chi siamo, soprattutto in società multiculturali come quella canadese, oggi così frequenti anche altrove. Il mondo si muove con tutti i suoi problemi, conoscere le proprie origini e porsi giustamente nei confronti della propria appartenenza è una sfida e una conquista”. Nei tre giorni di relazioni gli argomenti toccati sono stati tantissimi, molti riferiti ai luoghi della cultura italiana per eccellenza, come la Toscana ma anche Venezia, dove tipografie e tipografi rappresentavano fucina e laboratorio di divulgazione della cultura del Rinascimento. Ma anche con viaggi in tempi più vicini, come la Trieste degli anni Trenta con le nuove architetture. Una miniera di notizie e riflessioni di un mondo anglofono e italiano che pensa e  ragiona nelle due lingue senza soluzione di spazio di tempo. Affascinante!