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Casa Schittar Fiume

Casa Schittar, gioiellino in stile Liberty a Fiume

L’architetto triestino Emilio Ambrosini, come già in precedenza generosamente accennato, è stato fondamentale per la definizione urbanistica estetica di Fiume. Per le sue qualità artistiche ed esecutive il suo opus rappresenta, nel quadro dell’architettura fiumana, un momento significativo di modernità e di coerenza centroeuropea parificabile a quella delle creazioni comparse nelle altre metropoli della Monarchia danubiana. All’ alba del XX secolo i suoi disegni rivelano una certa purificazione della decorazione aggressiva, pesante dei plastici in rilievo e un’architettura che semplifica la facciata, come avviene specialmente in due grandi costruzioni sgombre degli elementi ornamentali di copertura attorno alle finestre e alla porta, rispettivamente sulla casa di Antonio Jug in via dello Studente (1902) e quella Zmajić in via della Marina jugoslava (1902). Nel 1905 l’autore progettò le due facciate secessionistiche più belle del Corso fiumano, ovvero gli studi artistico-fotografici di casa Schittar e della residenza Antonio Milcenich-Cerniak.

Emilio Ambrosini aderì in pieno al nuovo stile, abbandonò l’intero arsenale stereotipico ornamentale, che appesantiva le facciate delle case costruite verso il 1894, le grate in ghisa, le lettere sulle medesime, tutto in lui divenne moderno e ardito, specialmente nella successione verticale e nell’apertura di grandi finestre. In tale stile egli concepì e realizzò quattro alberghi tra Fiume, Abbazia e Volosca, costruì trenta case d’abitazione, nove ville, dieci palazzi a uso commerciale e buona parte del rione di Potok, in via Nikola Car. Il talentuoso architetto firmò, tra l’altro, i progetti dell’asilo Clotilde nell’odierno rione di Podmurvice, di Villa Corossacz, oggi sede della Scuola di musica “Ivan Matetić Ronjgov”, di casa Fabich situata in via Pomerio e di casa Schittar.

Dai dati d’archivio si viene a sapere che i primi abbozzi di adattamento di due edifici (numero civico 7 e 9), appartenenti all’imprenditore fiumano Giovanni Schittar, risalgono al 1903. Entrambe le palazzine erano a due piani, con un sottotetto e un pianoterra, uno dei quali ospitava una piccola vetrina in legno. Il progetto definitivo seguì nel 1904/05, anno in cui le stesse vennero unite, vi fu elevato un altro piano e vennero dotate di una facciata in stile Liberty.

Quella che, da allora, divenne nota quale “residenza Schittar” fu un esempio del puro stile floreale, con quello che era una volta il solaio in vetro destinato a uno studio fotografico, un esempio raro di applicazione della cosiddetta “quinta facciata” in Croazia. All’epoca la natura come ispirazione nella prima fase dell’architettura Art Nouveau a Fiume fu, certo, la più presente nella sua forma floreale che, seguendo, in primo luogo, l’esempio di Vienna, si manifestava come motivi figurativi e forme geometriche stilizzate. In questo contesto, ciò che rendeva l’edilizia fiumana particolare e riconoscibile e che contribuiva all’ambientamento, oltre ai balconi e alle logge aperti, era la plasticità delle facciate, che si manifestava, e lo si osserva perfettamente su casa Schittar, in forma di vegetazione litoranea, come ad esempio le foglie di castagno, tralci di vite, ramoscelli d’alloro, gerani e rose rampicanti per il giardino, nonché la flora e fauna marine e boschive.

Anche se alcune passeggiate fiumane sono caratterizzate da filari di castagni e i boschi nei dintorni di Fiume sono ricchi d’ippocastani, si tratta, infatti, di sovrapposizione di sensibilità, quando un elemento decorativo e generalmente accettabile e di moda, può essere allo stesso tempo caratteristico di una zona geografica. Un esempio tipico è la scritta che l’Ambrosini fece apportare per lo studio fotografico nel solaio, realizzata con i fiori di giaggiolo di peduncoli incurvati.

Il giaggiolo è, da una parte, simbolo d’autenticità perché si tratta di una pianta spontanea, caratteristica per la zona litoranea, ed è simbolo di una divinità paleoslava (dio supremo, il tonante Perun). D’altra parte, grazie alla sua specifica forma asimmetrica, sottile e ondeggiante, nonché a un vasto significato simbolico, questa pianta era un motivo decorativo Art Nouveau molto usato, amato e generalmente accettato. Inoltre, il fregio suddiviso in quadretti ornati di foglie d’acanto, motivo decorativo classico che piacque anche nel periodo secessionista, nella parte superiore della facciata, è un esempio di scelta di una decorazione plastica secondo l’offerta della produzione in serie. Infatti, l’architetto previde nel progetto originario lastre ornate di fiori da giardino, però alla fine scelse il prodotto finito.

Ornella Sciucca
Fonte: La Voce del Popolo – 24/04/2022