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November 7th, 2024
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Il discorso del Presidente di FederEsuli de Vergottini al Quirinale

Signor Presidente, autorità, amici giuliano dalmati.

76 anni sono trascorsi oramai dalla stipula del trattato di pace di Parigi. Un diktat che sancì la perdita quasi intera della Venezia Giulia che si era congiunta all’Italia al termine del primo conflitto mondiale.

Oggi siamo qui per celebrare il ricordo del triste periodo delle uccisioni dei civili   dell’autunno del 1943 cui fecero seguito quelle generalizzate alla fine del conflitto tra cui la prima strage di civili compiuta a Pola nell’agosto del 1946, la prima strage della storia della nostra Repubblica. Premesse queste del successivo esodo.

Vorrei insistere sul valore di quanto deliberato dal nostro Parlamento nel 2004.

Al mondo degli esuli veniva ridata voce non soltanto per ricordare ma soprattutto per far conoscere  anche a chi ignorava quegli eventi, una realtà facente parte della nostra storia nazionale e costruire così una comune memoria che coinvolgesse le più giovani generazioni.

La ricorrenza odierna consente quindi un momento di riflessione comune sul significato di una scelta politica che ha consentito di interrompere un lungo periodo di incertezza e di considerare in modo obiettivo il significato dell’esodo dai territori giuliani salvaguardando la memoria di una regione strettamente legata alla storia della nostra comunità nazionale.

È in virtù della legge che si è rafforzato un vincolo costruttivo fra le istituzioni della Repubblica e l’associazionismo che esprime la nostra Federazione

Non dobbiamo dimenticare che per anni il popolo dell’esodo era stato del tutto emarginato  nelle sedi internazionali in cui  si doveva decidere del futuro della regione. Ai giuliani veniva rifiutato il diritto di autodeterminazione.

Non hanno avuto voce nei preliminari del trattato di pace e degli altri strumenti internazionali in cui si decideva la loro sorte e quindi nemmeno nella negoziazione dell’accordo di Osimo.

Neppure avevano potuto far sentire la loro voce nel referendum istituzionale del 2 giugno 1946 e neanche nella Assemblea costituente che si sarebbe pronunciata sul Trattato di Pace e quindi  li avrebbe riguardati direttamente.

Oggi a ottanta anni dalle tragiche giornate successive al catastrofico 8 settembre 1943 continua una situazione, per noi ingiustificabile e incomprensibile di mancato riconoscimento dei luoghi delle sepolture delle vittime civili delle foibe dell’autunno di quell’anno e della primavera 1945. Può sembrare inimmaginabile ma sulle centinaia di luoghi delle uccisioni mancano segni di riconoscimento. Ai famigliari delle vittime non viene riconosciuta la possibilità di una presenza e di un atto di umana pietà.

Al fine di porre fine a questo inaccettabile stato di cose siamo certi di potere fare affidamento su un intervento risolutivo delle nostre istituzioni e sull’interessamento costruttivo verso le autorità locali delle nostre rappresentanze diplomatiche.

La Federazione delle nostre associazioni ha impostato un progetto di ricerca insieme alla Unione Italiana presente in Slovenia e Croazia per una ricognizione e mappatura dei siti con l’obiettivo di giungere  a porre un segno di ricordo su centinaia di luoghi in Istria, nel fiumano e in Dalmazia.

Siamo certi di potere contare su un aiuto risolutivo delle nostre Istituzioni.

Con queste premesse ribadiamo la nostra viva gratitudine al Presidente della Repubblica per essersi costantemente dimostrato attento al significato dei valori che caratterizzano la nostra identità consapevole dei sacrifici sopportati con dignità e decoro dalla comunità degli esuli. Siamo grati ai Ministeri degli Affari esteri e della Cultura per aver seguito con impegno la realizzazione dei progetti finalizzati alla salvaguardia del nostro patrimonio culturale e al Ministero dell’istruzione per l’incessante attività diretta a diffondere nelle scuole la conoscenza delle nostre vicende.

Giuseppe de Vergottini 
Presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati