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October 5th, 2024
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Nuovo Cinema Buie Locandina

«Nuovo cinema Buie», la forza delle emozioni

La proiezione in piazza San Servolo del docufilm di Alessio Bozzer è stata seguita da un vasto pubblico. Alcuni spettatori hanno condiviso i loro ricordi.

Dopo Los Angeles, Gorizia e Abbazia, il documentario sulla storia di Buie e il suo cinema è stato proiettato pure “in casa”. A ingresso libero, sono state centinaia le persone giunte in piazza San Servolo per vedere il risultato di ben cinque anni di produzione. Come dimostrato, la “grande storia” è fatta sempre di piccole vicende, ricche di sfumature. “Nuovo cinema Buie” fa questo, racconta un momento storico e un luogo di grande importanza nell’evoluzione della storia. Le protagoniste del film sono due comunità, quella italiana e quella croata e la storia è una storia di convivenza. Il docufilm è stato girato interamente a Buie, nel cinema stesso. Racconta un periodo complesso dalla prospettiva della nuova sala cinematografica.
Ad accogliere il numeroso pubblico è stata Tanja Šuflaj, direttrice dell’Università Popolare Aperta, che assieme a Zoltan Toth, tecnico dell’istituzione che oggi gestisce pure la sala del cinema, ha collaborato nella realizzazione del documentario.

La cultura è internazionale
La vicepresidente della Regione, Jessica Acquavita, buiese doc, ha rilevato come per lei sia stato un onore poter assistere alla proiezione: “È un onore poter partecipare a un progetto che è un esempio di collaborazione internazionale. Ma la cultura, si sa, è internazionale di per sé e non conosce frontiere. Un bell’esempio di come una piccola storia locale può diventare una grande storia, girare il mondo e diventare internazionale. Sono felice di essere qui perché questa è anche in parte la mia storia, la storia della mia famiglia”, ha rilevato Acquavita.
Il vicesindaco della Città di Buie eletto tra le file della CNI, Corrado Dussich, ha ringraziato i cittadini per aver aderito numerosi a questo avvenimento mentre a proiezione conclusa ha ricordato episodi della sua infanzia ancora ben impressi nella sua mente: “Questo cortometraggio mi ha riportato indietro negli anni ‘50 – ‘60 quando ero troppo piccolo per il cinema – ha rilevato -. Così, per noi, al posto dei cartoni animati, in piazza veniva sistemato un lenzuolo bianco per proiettarci sopra i film su Tito, mentre il giorno dopo, quando andavamo alla lezione di catechismo, ci guardavamo i film legati alla Chiesa. Questa era la mia infanzia, divisa in due realtà, che includeva anche qualche birichinata. Quando sono cresciuto un po’ e potevo andare al cinema, timbravamo il biglietto dalla parte opposta per poterlo poi riusare per un’altro film mostrando il lato giusto”.

I ricordi dell’infanzia
“Come in una nebbia, da qualche parte profondamente immersi nella naftalina, immagine dopo immagine di momenti, persone ed eventi quasi dimenticati sono iniziati a riaffiorare mentre guardavo il film – ci ha riferito Valter Tonsic, buiese emigrato in Australia ma presente per l’occasione -. Sono rimasto colpito dalle storie che noi, da bambini, raccontavamo sul signor Nardin che vendeva i biglietti, che quando gli si chiedeva quale film si proiettasse quel giorno, lui rispondeva ‘Pistole che cori e cavai che sbara’, o la storia di Josip Broz Tito quando visitò Buie nel ‘54. Una grande emozione. Sono tornato a casa con Pino Degrassi, uno dei protagonisti del film, una persona che non ho mai conosciuto prima, ma che mi sembrava di conoscere da sempre, che mi ha affascinato con le sue riflessioni e il suo passato, molto simile al mio. Questo passato viene falsificato ogni giorno di più, ma finché saremo vivi e finché ne avrò la forza, continuerò a raccontare ai miei figli quanto è stata bella la mia vita a quei tempi”, ha raccontato tra l’altro Valter Tonsic, che ha sottolineato come in tutta questa storia le emozioni sono le più importanti, emozioni che hanno arricchito la vita di migliaia di persone.

Una serata coinvolgente
Entusiasti pure Zora e Bruno Coslovich, fratello e sorella buiesi che negli anni ‘50 hanno vissuto la loro gioventù: “Una serata e una proiezione emozionanti e coinvolgenti. Rivedere tante persone che non sono più con noi e le testimonianze dei loro cari hanno risvegliato in noi numerosi ricordi e la nostalgia. Uno di questi, anche se nel film non se n’è parlato, è di quando a Buie le proiezioni iniziali si svolgevano in piazzetta a Le Porte dove, per guardare i film di Gina Lollobrigida e altre grandi stelle del cinema, ci portavamo da casa una seggiola. Ma di questo non tutti si ricordano”.

Un punto dolente
Alcuni spettatori ci hanno parlato, ma senza svelare la loro identità. Una signora ci ha riferito di essere rimasta paralizzata sulla sedia quando ha sentito, in una scena in cui si parlava dell’esodo, Drago Kraljević dichiarare come gli italiani di queste terre ‘desideravano andarsene’ (“Željeli su otići”). “Ma chi desiderava andarsene? Si è immischiata la politica. Io mi immaginavo tutta un’altra cosa, sinceramente, in quanto è stato raccontato che tutti ci volevamo bene, tutti andavamo d’amore e d’accordo ma non era così, era tutta un’altra situazione”, ha concluso la nostra interlocutrice, amareggiata.
Ci ha detto come pure una sua amica presente alla proiezione aveva commentato di essersi pentita di aver accettato di far parte del docufilm in quanto non si ritrovava in questo contesto. A dimostrazione come le vicende del secondo dopoguerra in Istria suscitano sempre reazioni contrastanti e rimangono un punto dolente della nostra storia.
Della durata di 75 minuti, “Nuovo cinema Buie” è prodotto dalla Videoest di Trieste e dalla Antitalent di Zagabria, in coproduzione con la tv pubblica croata HRT. A firmare la regia è Alessio Bozzer che firma pure il soggetto e la produzione assieme a Katarina Prpić (Antitalent) e il montaggio con Ana Štulina. La fotografia è di Sara Švagelj e la produzione esecutiva di Nika Obučina. Il progetto è stato finanziato dal Centro audiovisivo croato (HAVC), dalla Radiotelevisione croata (HRT) e dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia – Commissione regionale per il cinema e l’audiovisivo.

Erika Barnaba
Fonte: La Voce del Popolo – 05/09/2022