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Arcipelago Adriatico

Condividere conoscenze, per salvaguardare l’Adriatico

“I paesi candidati all’adesione all’UE lavorano davvero sodo, sono competenti, ma l’esperienza delle istituzioni partner nei paesi membri UE è inestimabile”. Quando le reti transnazionali aiutano l’integrazione europea e l’ambiente. Un’intervista

Nel percorso di integrazione europea dei Balcani occidentali sono coinvolti a vari livelli molti gruppi, associazioni, istituzioni grazie anche a specifici programmi europei. E’ ad esempio il caso dell’Istituto di Biologia Marina dell’Università del Montenegro, parte del progetto ADRION HarmoNIA  . Può la partecipazione a progetti finanziati dall’UE facilitare in modo sostanziale la creazione di legami transnazionali che abbiano un impatto positivo sul processo di integrazione europea? Ne abbiamo parlato con Danijela Joksimović, dell’Università del Montenegro.

In cosa consiste il progetto ADRION HarmoNIA? 

Il progetto HarmoNIA – Harmonization and Networking for contaminant assessment in the Ionian and Adriatic Seas – è stato approvato nel quadro del Programma Adriatico-Ionico (ADRION). Il progetto è implementato da un team multidisciplinare che include istituti di ricerca e autorità regionali di sei paesi (Italia, Slovenia, Croazia, Montenegro, Albania e Grecia) che accedono ai mari Adriatico e Ionio. Il partner principale è l’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale (OGS) di Trieste.

L’obiettivo principale del progetto è quello di rafforzare i quadri transnazionali per una migliore interoperabilità dei database di gestione marina esistenti al fine di promuovere la disponibilità dei dati e migliorare la conoscenza dell’ecosistema marino. Questo fornisce una buona base per l’attuazione della direttiva quadro sulla strategia marina (MSFD) e del protocollo UNEP/MAP nella regione Adriatico-Ionica.

Come ha contribuito all’adozione e all’implementazione delle direttive UE sull’ambiente marino in Montenegro?

L’importanza di questo progetto è particolarmente evidente nella fase di trasposizione della direttiva quadro sulla strategia marina (MSFD) nella legislazione nazionale e il lancio del programma di esplorazione e produzione di idrocarburi nel nostro mare. Partecipando al progetto, HarmoNIA intende affrontare l’eterogeneità degli approcci metodologici e delle informazioni utilizzate per valutare il buon stato ecologico (GES) e superare il problema della frammentazione in termini di copertura geografica dei dati disponibili. Il Montenegro ha completato una buona valutazione ambientale (GES) nell’ultimo periodo, ed è attualmente in procinto di accettare una proposta di monitoraggio che sarà pienamente in linea con la MSFD.

Può spiegare l’importanza del progetto rispetto al programma di esplorazione e produzione di idrocarburi?

Nella regione Adriatico-Ionica sono attive piattaforme petrolifere per lo sfruttamento degli idrocarburi nelle acque italiane e croate. Inoltre, anche Montenegro, Albania e Grecia hanno ottenuto le concessioni per l’esplorazione e lo sfruttamento degli idrocarburi lungo le coste.

I tagli da perforazione della fase di esplorazione e l’acqua prodotta durante la fase di produzione (produced formation water – PFW) sono le principali fonti di contaminanti riversate in mare. Uno degli obiettivi del progetto HarmoNIA è quello di sviluppare approcci transazionali per valutare l’impatto delle attività offshore, e armonizzare le procedure di valutazione dell’impatto ambientale (VIA), di monitoraggio e smantellamento. Nello specifico, durante il progetto abbiamo descritto le procedure di monitoraggio e smantellamento in quattro paesi (Croazia, Grecia, Italia e Montenegro) con l’obiettivo di condividere un approccio armonizzato per la valutazione degli impatti derivanti dalle piattaforme offshore nella regione ADRION.

Il progetto ha coinvolto 10 partner della regione adriatico-ionica. Quale il ruolo dell’Istituto di Biologia Marina?

L’istituto in partnership con il ministero dello Sviluppo Sostenibile e del Turismo del Montenegro può fornire i dati necessari al progetto sulle nostre aree marine, così come condividere l’esperienza nell’approccio metodologico alla ricerca marina con istituzioni rilevanti della regione. Avevamo già ottimi rapporti con l’OGS di Trieste ed è così che siamo entrati a far parte del consorzio. Inoltre il nostro istituto aveva già in corso un’ottima cooperazione con gli istituti omologhi in Slovenia, Croazia e Albania. E’ abbastanza normale considerando che condividiamo la stessa costa adriatica ed abbiamo campi di indagine simili.

Quali sono i vantaggi e i potenziali svantaggi di lavorare con partner regionali provenienti sia dagli stati membri dell’UE che dai paesi candidati?

Uno dei vantaggi più significativi del progetto è la fornitura di strumenti di base per valutare il rischio di contaminazione nelle zone costiere vulnerabili, in particolare il rischio da piattaforme petrolifere. In tal senso è essenziale lo scambio di buone pratiche e l’armonizzazione dei protocolli di monitoraggio per una valutazione affidabile dello stato ambientale, il sostegno ad un’azione coordinata in caso di inquinamento marino accidentale e la definizione di una strategia comune per valutare il rischio di dispersione degli inquinanti, così come il rafforzamento delle infrastrutture di scambio di dati a livello regionale e facilitare l’accesso ai dati marini e il loro utilizzo. Tra gli svantaggi inserirei solo le minori risorse finanziarie disponibile in un network ampio e l’impossibilità che ne deriva di assumere associati più giovani per lavorare al progetto.

Come valuta la collaborazione? Ci sono state difficoltà?

La collaborazione con tutti i partner del progetto è stata molto professionale, responsabile e – se posso aggiungere – la definirei quasi familiare. Tutti pronti ad aiutare in qualsiasi momento. Questo è evidente nella pubblicazione congiunta di diversi articoli e capitoli di una monografia che abbiamo prodotto.

Si può affermare sia formata una vera e propria  comunità di lavoro transnazionale?

Sì, certamente. Questo è a mio avviso il modo giusto per collegare le istituzioni, diffondere conoscenze e pratiche, migliorare e creare un forte legame per i progetti futuri.

Pensa che la partecipazione a questi progetti sulla protezione dell’ambiente e la creazione di comunità di lavoro possa aiutare ad avvicinare le parti interessate alle questioni legate all’adesione all’UE e facilitare il processo di integrazione? In che modo?  

Trovo molto utile e persino un privilegio partecipare a tali progetti. I paesi candidati all’adesione all’UE lavorano davvero sodo, sono competenti, ma l’esperienza delle istituzioni partner nei paesi membri UE è inestimabile. Ogni paese dell’UE che ha adottato l’MSFD è pronto a renderci le cose più facili attraverso esempi concreti, per non ripetere gli stessi errori fatti da loro in passato. In questo modo, arriviamo a nuove conoscenze in modo molto più efficiente e facile, così come ad una più rapida risoluzione di eventuali difficoltà.

Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto “Work4Future” cofinanziato dall’Unione europea (UE). L’Ue non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto. La responsabilità sui contenuti è unicamente di OBC Transeuropa. Vai alla pagina “Work4Future” 

Intervista a cura di Serena Epis
Fonte: Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa – 09/12/2021