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April 26th, 2024
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Antonio Concina

Gli esuli dalmati ripartono da Toni Concina

Dopo due anni d’attesa a causa della pandemia, i Dalmati si sono incontrati a Senigallia per il 67.esimo tradizionale Raduno 

67.esimo Raduno dei Dalmati, due anni dopo l’ultima edizione. “Credevo che la pandemia avrebbe spronato a scrivere…e invece” la produzione editoriale – sottolinea Adriana Ivanov, assessore alla Cultura, durante la mattinata dedicata ai libri – non è stata così copiosa anche se rimane bella corposa. Ed infatti la sua presentazione è stata con i fuochi d’artificio, come sempre. Tutti i partecipanti incollati ai propri posti, ad ascoltarla nel teatro Fenice di Senigallia, località che per tanti anni ha ospitato il raduno dei Dalmati, tutti attenti e coinvolti, quasi commossi, perché ritrovarsi non è banale, perché ogni gesto, ogni parola ora assumono un’importanza dai molteplici significati.

Finalmente insieme per ragionare di cultura e per eleggere il nuovo presidente-sindaco. Nel lasciare il suo incarico, Franco Luxardo ha tracciato i risultati di un percorso impegnativo, costellato di successi e di desiderata ancora in attesa di essere raggiunti. Lascia l’Associazione dei Dalmati Italiani nel Mondo dopo quasi tre lustri di presidenza passando il testimone ad Antonio (Toni) Concina. L’avevamo già visto negli anni passati presiedere le riunioni dell’Associazione Dalmati italiani nel Mondo, condividendo ricordi ed emozioni con Luxardo, Missoni, Drioli e tanti altri. Uomo che ha viaggiato e conquistato tante realtà ma che, ad un certo punto della sua vita, ha deciso di stabilirsi ad Orvieto di cui è diventato sindaco, oggi sindaco emerito. Antonio (Toni) Concina, zaratino, è un esempio di eccellenza giuliano-dalmata nel mondo.

Ecco come racconta il suo ritorno a Zara: “Si tratta in realtà di due ritorni: il primo, tantissimi anni fa, almeno trenta. Ero ospite in barca di amici e navigavamo lungo le isole dell’Adriatico orientale. Non era mia intenzione sbarcare a Zara ma mio padre, in una preziosa telefonata (non era ancora il tempo dei cellulari), saputo dov’ero, mi chiese commosso di scendere, avvicinarmi alla Riva di casa nostra, baciare la terra e portare via un sasso. Ho ubbidito naturalmente. Era uno degli ultimi desideri di papà, che poi è morto qualche anno dopo. E il sasso è con me. Il secondo ritorno qualche anno fa. Quando ho sentito mio dovere, da Vice Sindaco dell’Associazione Dalmati italiani nel Mondo-Libero Comune di Zara in esilio, di accompagnare tanti amici a Zara a salutare i nostri morti al Cimitero, a visitare tante altre lapidi, a girare per Zara e dintorni ed entrare realmente per la prima volta nella città sempre soltanto immaginata. Sentimenti diversi, che richiederebbero spazi diversi. Ma sentimenti speciali, nutriti di piccole cose, di piccoli incontri: indimenticabile, per esempio, il caffè consumato con il grande campione di basket Pino Giergia, rimasto sempre a Zara a testimoniare la sua origine e la sua italianità anche nei trionfi sportivi”.

L’Università in Italia ed un diploma a Harvard, una carriera di successo a Roma e poi…Orvieto.
“Ci avevo abitato da bambino dopo la parentesi marchigiana frequentando praticamente tutte le scuole, tranne il liceo che mi ha visto al collegio di Napoli, nella famosa Scuola Militare Nunziatella”.
Senza mai abbandonare il suo pianoforte, l’amore per la musica che durante la pandemia è stata di consolazione per tanti amici ai quali inviava regolarmente le sue performance con interpretazioni jazzistiche dei più grandi successi di sempre. Ecco perché ha regalato anche a Senigallia, una serata alla sua gente, agli ospiti e soprattutto al Madrinato dalmatico che grazie al suo “concerto benefico” ha raccolto i fondi per continuare la propria attività in quel di Zara con un programma di continui interventi – come ha testimoniato la presidente dell’Associazione Cristina Luxardo. A dire il vero è stato unito l’utile al dilettevole considerando la partecipazione del pubblico che ha cantato con il nuovo presidente, un momento di condivisione dopo due anni di chiusure.

Clima di festa, senza dimenticare comunque l’assottigliarsi delle fila, la lenta erosione che il tempo impone indifferente a tutto ciò che la gente avrebbe ancora voglia di proporre e realizzare: nasce anche da questa consapevolezza l’entusiasmo per la rinnovata proposta del presidente AFIM-LCFE, Franco Papetti, a Senigallia anche in rappresentanza di FederEsuli che, in piena sintonia con il redattore del Dalmata, Giovanni Grigillo, ha proposto di organizzare nel 2022 un Raduno di tutte le sigle, vale a dire istriani-fiumani-dalmati insieme come negli anni Cinquanta, con altre prospettive, in numero certo non così massiccio ma con le medesime motivazioni e forse con diversi progetti che possano proiettare tutti verso un nuovo futuro. Questo l’auspicio, accolto con un lungo applauso. “Ora bisogna mettersi al lavoro”. Ne sono convinti Papetti e Grigillo ma anche tanti altri consiglieri e non, che forse vedono in questa iniziativa l’occasione tanto attesa di creare rete e di sostenersi a vicenda.

Il pensiero di Lucio Toth è ancora sempre un impegno da mantenere: “Il nostro ritorno sarà compiuto quando a Zara, anche i ragazzi croati, si riconosceranno nella nostra storia”, affermava.

Certo la strada da percorrere non è facile, come ha sottolineato nei suoi saluti il presidente della Ci di Zara, Paolo Marusic “ma vi promettiamo – ha aggiunto – che lavoreremo perché tutto migliori”.
La strada è lunga e irta d’ostacoli che si dovranno superare, come sempre, ma sorretti da nuova fede basata sulle comuni finalità, su un diverso sentire dopo la brutta esperienza della pandemia che non si è ancora conclusa.

Descritta da Carlo Cetteo Cipriani in un volume fresco di stampa nel quale ha raccolto le conversazioni on line sui sociali, da reclusi. Scampoli di vita o richieste d’ascolto, d’aiuto, di quella solidarietà che ci si aspetta da chi ci assomiglia. La scuola dalmata di Venezia ha prodotto una guida in italiano ed inglese, segno di vivacità e desiderio di riportare i visitatori ad ammirare le tele del Carpaccio. E poi libri di storia, letteratura, poesia…il lungo elenco, nelle parole di Adriana Ivanov, diventa un racconto succoso, condito di sensazioni ed emozioni.

Una sosta anche sulle vicende tragiche della seconda guerra mondiale che hanno toccato Istria, Fiume e Dalmazia. Ci si sofferma sui fatti di Spalato, raccontati da Maria Pasquinelli in quel terribile autunno 1943. Mentre in Istria la gente spariva nelle foibe – come lei stessa avrebbe documentato più tardi – nella Spalato in cui insegnava alla scuola italiana, fu testimone degli ultimi giorni del Provveditore Soglian e del Preside Lughinbhul, due nomi che pesano come un macigno sulla storia del Novecento in questa parte d’Adriatico. La Ivanov ricorda, commenta i percorsi svelati nel volume “Tutto ciò che vidi” di Turcinovich-Poletti (Oltre edizioni 2020). Si materializza l’angoscia, parlano i fatti e la commozione è generale. C’è tempo per metabolizzare, passando ad altri argomenti, tutti importanti, sia che volgano lo sguardo alla storia più remota sia che parlino del presente fino al momento dei versi con i quali la Ivanov ama chiudere le galoppate librarie, interprete di grande stile. “Reciti da vera attrice”, sono i commenti del pubblico mentre ci si prepara ad un altro momento di grande solennità.

Nell’epoca pandemica l’Associazione ha “cumulato” due premi Tommaseo, andati rispettivamente al giudice Carlo Nordio (per il 2020) e al giornalista Dino Messina (2021), autore del libro “Italiani due volte”. A consegnare i premi Rosita Missoni, presente al raduno col figlio Carlo, sempre vicina al mondo che fu di Ottavio Missoni.

Nordio è stato protagonista dell’inchiesta milanese sulla Loggia Ungheria, la Procura più importante d’Italia, che ha condizionato la politica italiana negli ultimi 25 anni, ma che si è rivelata un ambiente di lotte intestine e, quello che è peggio, di violazione di legge. Veneto, il Magistrato conosce a fondo la vicenda dell’esodo, come ha spiegato nella lunga motivazione del premio Piero Detoni. Nordio è una figura che rende merito all’Italia dell’impegno onesto, che crede ancora nelle giuste motivazioni. Commosso l’intervento del Magistrato, di grande affetto per i Dalmati che ha avuto modo di seguire in questi anni.

Come li ha seguiti Dino Messina, all’inizio per ragioni di lavoro “ogni anno in vista del Giorno del Ricordo – racconta – al giornale mi chiedevano di parlare di un personaggio. Così il mio interesse professionale è diventato curiosità, amore di conoscenza, anche passione, ed ho indagato, raccolto e raccontato tante vicende in un libro che mi ha aiutato a capire un universo”.

Il premio Tommaseo estende l’area di contatto con squisiti intellettuali che si occupano della materia e che continuano a farlo, anche in nome del grande dalmata che li accompagna entrando nella rosa dei “prescelti”. Un’intuizione, partita anni fa come una scommessa, che oggi si rivela una strategia vincente, per tutti.

Ed ora che cosa attende il neo presidente Antonio (Toni) Concina. “Ci sono tante cose da fare, ci metteremo subito al lavoro…”. Rimboccarsi le maniche e ripartire con un appello alla partecipazione al quale si aggiungono Elisabetta Barich, Adriana Ivanov, Giovanni Grigillo e tanti altri che non si sono mai fermati, a volte navigando controvento, a volte rischiando nella tempesta ma convinti del proprio ruolo e paghi, giustamente, dei successi. Anche se l’associazionismo è un piccolo mondo, a volte concentrato su se stesso, c’è tanto spazio per tutti coloro che vogliono dare un contributo. Come in tutti gli appelli, sarebbe giusto aggiungere, “astenersi perdigiorno e malintenzionati” si scherza tra il pubblico che si avvia all’albergo per il pranzo conviviale, partecipato. Poi rimane il tempo dei saluti. E’ stato bello rivedersi, questa volta più del solito, “non lasciamo che il tempo decida per noi” cogliamo prima di partire, incontro alla sera.

Rosanna Turcinovich Giuricin – 02/10/2021
Fonte: La voce del Popolo