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Scogli

In un libro l’eccidio dei Luxardo

Il tenue filo della speranza che si alterna al disinganno percorre il racconto del dramma dei fratelli Nicolò e Pietro Luxardo, prestigiosi imprenditori ed esportatori di spicco della vita politica e civile di Zara, vittime degli avvenimenti che seguirono all’occupazione jugoslava dei territori dalmati nel 1944. Sullo sfondo di una città martoriata dalla guerra, i destini dei due protagonisti si sviluppano secondo un imperscrutabile disegno, che culminerà nell’assassinio di Nicolò e della consorte Bianca per mano di ignoti partigiani jugoslavi e nella misteriosa scomparsa di Pietro. È il filo della speranza a guidare gli sforzi che per lunghi anni la famiglia Luxardo compie per conoscere la verità sulla sorte dei propri cari, vagliando pazientemente ogni risposta ufficiale delle autorità interpellate, ogni documento relativo al processo-farsa con cui il regime di Tito giustificherà a posteriori l’esecuzione di Nicolò e della moglie, ogni testimonianza offerta spontaneamente da chi – speranzoso di trarne profitto – “potrebbe forse sapere”.

La storia della tragedia che colpì la famiglia Luxardo la racconta Nicolò Luxardo De Franchi nel libro “Dietro gli scogli di Zara”, pubblicato allaLibreria Editrice Goriziana (Leg), da oggi nelle edicole con “Il Piccolo” al prezzo di 9.50 euro più il costo del giornale.

Nel labirinto di ipotesi che viene costruendosi dietro la morte di Nicolò e della moglie, il lettore è poco a poco coinvolto e spinto – quasi come in un giallo – ad abbracciare la più verosimile, aderendo al destino di uomini che la narrazione trasforma via via in figure corali, specchi di eventi condivisi da una moltitudine silenziosa. Così, fin dalle prime pagine, la rievocazione dei luminosi anni giovanili dei protagonisti – con il riferimento alle associazioni patriottiche e alla vittorie sportive della gloriosa “Diadora” – lascia affiorare il ricordo sommesso dell’operosa comunità italiana di Zara, di cui è il simbolo il liquore distillato della fabbrica dei Luxardo. Una storia più vasta fa eco a quello del “signor Piero” e del “signor Nicolò”: è quella di un’intera città, che si stringe attorno all’austero palazzo del Barcagno, dietro quegli scogli che raccontano il dolore di un’intera popolazione.

Nicolò Luxardo De Franchi, primogenito della quinta generazione dei Luxardo del Maraschino, nel 1944 si unisce allo zio per la ricostruzione dell’industria fondata nel 1821, distrutta a Zara dai bombardamenti anglo-americani e dalle confische jugoslave. Assume la direzione tecnica dell’azienza e promuove, con intensi viaggi all’estero, l’espansione delle vendite del maraschino Luxardo in quasi tutti i paesi del mondo libero. Nel 1958 costituisce a Padova il primo Gruppo Giovani Industriali d’Italia. Presidente della Società Dalmata di Storia Patria, fondata a Zara nel 1926, ne dirige la collezione “Atti e Memorie” dal 1976, con dodici volumi pubblicati. Direttore della “Rivista Dalmatica” fondata a Zara nel 1899, tra le più antiche riviste italinae, ha pubblicato oltre cinquanta studi storici su genova, Piacenza e la Dalmazia.

Il capostipite della famiglia, fondatore della società Luxardo, fu Girolamo Luxardo (Santa Margherita Ligure 1784 – Zara 1865). Girolamo iniziò svolgendo l’attività di mercante di funi e a Trieste, dove si recò più volte per le forniture delle sue merci alla Marina austriaca, nel 1814 conobbe il fabbricante di rosoli Giacomo Balletti. Dopo un infelice tentativo di commercializzare i prodotti di questo, si legò sempre a Trieste alla casa commerciale Swachhofer. Nel 1817 Girolamo andò a Zara, per iniziare lì il commercio di coralli. Accumulato un buon capitale, nel 1821 lo impiegò nella produzione di una tipica bevanda zaratina, un distillato a base di ciliegie noto con il nome di “rosolio maraschino”, conosciuto nella zona sin dal Medioevo. Nel 1823 ottenne dal re di Sardegna l’incarico di vice console a Zara.

Nel 1829 la ditta – denominata Girolamo Luxardo – aveva ottenuto dall’imperatore d’Austria un privilegio che le attribuiva in via esclusiva la facoltà di produrre il liquore di ciliegie per quindici anni. Con il tempo, alla produzione originaria si aggiunse un’altra decina di distillati e rosoli di diversa gradazione alcolica. Grazie a una rete distributiva eccezionalmente ampia, che si estendeva da Zara a Venezia e Trieste per arrivare sino a Genova, e alle relazioni che le cariche di vice console e di dirigente della Camera di commercio di Zara gli avevano consentito di intessere, Girolamo poté rapidamente espandere la sua attività non soltanto nel mercato locale, ma anche in quelli esteri.

Gabriele Sala

Fonte: Il Piccolo – 24/11/2017