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Testimoni Di Un Esodo

“Testimoni di un esodo” di Alberto Comuzzi e Donatella Salambat

Dodici testimonianze raccolte di prima mano dai nipoti di esuli istriani che nel 1943 hanno dovuto fuggire dalla loro terra lasciando tutto ciò che avevano. Spesso per pudore o paura non raccontavano nemmeno la loro tragedia temendo di non essere creduti.

I nipoti hanno saputo tener viva la memoria di questa tragica vicenda facendosi raccontare episodi e svolgimenti sia del loro viaggio che dell’arrivo nei campi profughi e della non sempre cordiale accoglienza ricevuta.

Ma c’è sempre una forza che spinge alla rinascita, nel volume ci sono anche testimonianze di come, anche nelle condizioni più difficili tante di queste persone hanno saputo ricrearsi dei rapporti e delle attività in modo da integrarsi nel nuovo territorio.

Alberto Comuzzi – Donatella Salambat, Testimoni di un esodo. La travagliata vicenda umana di istriani, giuliani e dalmati dal 1943 al 1954, Mimep-Docete, Pessano con Bornago (MI) 2021, 192 pp.

Autori:

Alberto Comuzzi è nato a Milano nel 1949. Allievo del prof. Gianfranco Miglio, dopo la laurea in Scienze Politiche e il biennio di specializzazione alla Scuola Superiore della Comunicazione Sociali dell’Università Cattolica, diventa giornalista nel quotidiano “Avvenire”. Nel 1979 entra alla Periodici San Paolo (Famiglia Cristiana, Jezus, Il Giornalino, Telenova) e vi rimane trent’anni. Dal 2010 dirige Alpi Media Group (Resegoneonline, Valtellinanews, Comolive, Vareseinluce) network di testate online fondato con alcuni colleghi; è l’autore di alcune biografie di uomini di Chiesa,tra cui San Giovanni Leonardi (Ed. San Paolo); Don Giovanni Minzoni (Messaggero); Sant’Arcangelo Tadini (Coedit 3); di diversi martiri saveriani (Ed. Confortani) e di un testo sul delicato tema della commistione tra informazione e pubblicità Come fratelli siamesi (Ed. Áncora).

Donatella Salambat di origini istriane (la famiglia è polesana da generazioni) è nata a Milano, dove risiede, nel 1967. Dopo il diploma di Perito Aziendale entra alla Rusconi dove per un biennio collabora con le testate Gente, Gente Mese e Scienza & Vita Nuova. Nel 1990 lascia l’attività redazionale ed entra nel mondo bancario ricoprendo diversi ruoli fino al 2001, anno in cui si sposta nel settore finanziario dove rimane fino al 2005. Per cinque anni poi ricopre un ruolo nella Direzione Generale – linea rapporti esterni (con media e giornalisti) – di una tra le più importanti istituzioni nell’ambito della sanità privata lombarda. Nel 2014 rientra nel giornalismo militante con mansioni di coordinamento delle testate di Alpi Media Group; è direttore responsabile della testata online Monzaindiretta.

Dal sito della Diocesi di Trieste condividiamo la Prefazione del libro, scritta dall’Arcivescovo Mons. Giampaolo Crepaldi.

Ho letto con interesse e coinvolgimento emotivo il libro Testimoni di un esodo di Alberto Comuzzi e Donatella Salambat, dove sono state raccolte le testimonianze di alcuni figli di genitori che hanno dovuto abbandonare la loro terra, i legami sociali e culturali che davano loro identità e i loro affetti familiari più cari.
La pubblicazione si apre con il ricordo di Alcide De Gasperi, a cui fanno seguito dodici racconti che riguardano avvenimenti che precedettero e seguirono ogni persona e famiglia che, pur segnate dal dolore e dalla sventura, hanno ripreso a mettersi in gioco pur lontane dal proprio ambiente sociale e religioso e a integrarsi nel nuovo tessuto civile.
Da molte delle testimonianze riportate si evince che la maggior parte di coloro che dovettero intraprendere la strada dell’esodo comunicavano con una certa reticenza ai loro figli la tragedia vissuta e le angustie sopportate nei campi profughi, in attesa di poter riprendere una vita decorosa, fatta di lavoro e di armonia familiare.
Far emergere e rendere condivise le sofferenze patite dalle popolazioni dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia è un atto meritorio di questo libro e, insieme, un atto di giustizia a fronte di un colpevole oblio con il quale per tanti, troppi anni, si sono volute nascondere le cause del dramma dell’esodo e delle foibe.
Il mio predecessore, l’arcivescovo mons. Antonio Santin, fece sentire sempre la sua voce coraggiosa e profetica nel denunciare i silenzi su un dramma terribile, ponendosi ed esponendosi, con lealtà e senza mezzi termini, sempre dalla parte della verità storica. Anche nel giorno del ritorno di Trieste all’Italia nel 1954, davanti al Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, ricordò l’‘ingiusto strappo della Zona B dalla Madre Patria”.
Allora, ben vengano queste memorie che custodiscono e coltivano la memoria perché queste tragedie non si ripetano più.
Formulo l’augurio che questa pubblicazione, che fa giustizia su troppi silenzi del recente passato, abbia la giusta e meritata divulgazione, soprattutto tra le generazioni giovani.

✠ Giampaolo Crepaldi